LE NUOVE POVERTA’
Caritas Parrocchiale – Turate
4 ottobre 2001
Relatore: Sandro Antoniazzi
Nei secoli XI,XII, XIII il povero era un esempio da seguire, nel povero si identificava Gesù Cristo.
Per alcuni secoli il povero è stato veramente al centro dell’esperienza cristiana, vi era un fiorire di iniziative per assistere i poveri.
Sorgono poi i comuni , il povero diventa un problema da gestire come una questione pubblica. Si costituiscono gli “alberghi dei poveri”, nascono in questo periodo anche gli ospedali.
Sul finire del 1800 vi è l’avvento sulla scena sociale della classe operaia., il passaggio dal povero all’operaio rappresenta un grosso cambiamento.
E’ possibile dividere i poveri in due categorie:
Nel corso degli anni settanta sorgono nuovi problemi. La realtà negli anni precedenti era molto omogenea, in questo decennio appare seriamente per la prima volta la droga.
Sorge il problema della tossicodipendenza e legato ad esso pochi anni dopo scoppia il problema dell’AIDS.
Queste problematiche hanno annullato il confine tra chi può lavorare e chi invece ha bisogno di assistenza.
Questione anziani: la vita si è allungata, vi è stata una grande trasformazione all’interno delle famiglie che hanno grosse difficoltà a farsi carico di anziani gravemente invalidati.
Questione immigrati: l’accoglienza di queste persone non è naturale
Fragilità familiari: un elevato numero di famiglie si rompono, aumentano le separazioni e i divorzi, vi è un elevato numero di singles , aumentano i matrimoni civili.
La separazione delle famiglie porta con se grossi problemi per i figli, aumenta il numero di donne senza fissa dimora.
Aumenta il numero di giovani che non completano la scuola dell’obbligo.
Malati psichici: problema esploso dopo la legge 180 con la chiusura dei manicomi e il ritorno di questi malati all’interno delle famiglie. Molti dei senza fissa dimora sono malati psichici.
Le problematiche sociali ed individuali sono strettamente collegate.
Questione economica e del lavoro ( globalizzazione), è una realtà molto diseguale caratterizzata da molta flessibilità, frammentazione, precarietà, forte individualizzazione del lavoro. A Milano ci sono circa 300000-400000 “lavoratori poveri”. Quasi tutti gli immigrati sono “lavoratori atipici”.
Il grosso problema che abbiamo ora davanti è quello del “semipovero”, del quasi povero.
Sono scomparse le forme di aggregazione sociale (partiti, sindacato, altre associazioni). Oggi vi è una forte componente di individualizzazione. Una volta una persona apparteneva ad un gruppo ( in fabbrica, in città ecc), la persona sarebbe stata protetta dal proprio ambiente . Oggi ciò non esiste più, ognuno è più solo ad affrontare i problemi.
La povertà è fatta di due cose:
Cosa fare?
Il ruolo della
Chiesa.
E’ necessario ripensare al senso della povertà nell’esperienza cristiana. Queste problematiche non devono essere solo appannaggio della Caritas. La comunità cristiana in toto deve essere interpellata da questa realtà.
Il rischio del cristiano è quello di chiudersi. Il mondo sta cambiando troppo rapidamente e cresce la paura.
L’individualizzazione significa avere maggiori possibilità, ma esige maggiori responsabilità.